Da gennaio 2019 addio alle monete da 1 e 2 centesimi. Secondo l’Aduc, l’arrotondamento per eccesso nel commercio al dettaglio potrebbe generare più rischi
Usciranno di produzione a partire dall’anno prossimo, quando bisognerà arrotondare i prezzi al multiplo di 5 centesimi più vicino, per eccesso o per difetto.
L’uscita non sarà indolore
Chi ha vissuto il passaggio dalla lira all’euro sa bene che i centesimi non sono “noccioline”, e arrivano già i primi allarmi. Infatti, secondo Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori), l’arrotondamento per eccesso nel commercio al dettaglio potrebbe generare più rischi e asserisce:
“Se nel 2016 le famiglie italiane hanno speso quasi 11 miliardi e mezzo di euro per la spesa alimentare complessiva, partendo da un aumento medio dei prezzi dello 0,2% causato da un arrotondamento per eccesso, si scopre che quella stessa spesa potrebbe aumentare di circa 23 milioni all’anno”
Una somma dunque equivalente al risparmio ottenuto dallo Stato non coniando le monete di 1 e 2 centesimi. E allora sorge l’interrogativo: vale la pena smettere di produrle?
L’uso della moneta elettronica permetterebbe al consumatore di pagare precisamente e di superare il rischio di arrotondamenti scorretti
In Italia però le transazioni avvengono per lo più in contanti, e questa resistenza all’innovazione finanziaria – digitale rischia di diventare un ostacolo per un salto di qualità, anche in termini di trasparenza e tutela del consumatore.
Certo è che dal 1^ gennaio 2019 la Zecca dello Stato non conierà più i tagli minori
Tuttavia, le monetine continueranno a circolare fino al loro esaurimento, mantenendo sino ad allora il loro valore legale. Legata all’eccessivo costo di produzione, gestione e distribuzione delle monete di 1 e 2 centesimi, la decisione è arrivata con l’emendamento legato alla Legge Finanziaria 96/2017, e per ora comporta solo una sospensione.
Quanto costa il conio?
Secondo il Poligrafico e la Zecca dello Stato, ogni anno si spendono circa 10 milioni di euro (iva esclusa) per coniare 350 milioni circa di monetine.
Da IlSussidiario.net