PROSDOCIMI E BABBO NATALE – 1^ Parte
Prosdocimi e la mamma sono in montagna per le vacanze di Natale, in una baita solitaria e inaccessibile. L’odiatissimo Babbo Natale, però, incombe minaccioso sotto forma di pupazzo di neve. Scoppia il finimondo e la vendetta è atroce. Buona lettura e buon divertimento!
E’ arrivato Natale con la sua magica atmosfera, le strenne, gli angioletti, l’albero, il Presepe… e purtroppo lui, il pezzo da 90 tanto venerato da grandi e piccini quanto odiato dalla sottoscritta: Babbo Natale!
Davvero non capisco come diavolo si possa provare simpatia per un bontempone che con appena un mese di lavoro si permette una splendida baita al polo nord, slitte e renne ben nutrite! Quanto diavolo guadagnerà costui per fare un giretto intorno al mondo una volta l’anno? Sicuro che dietro l’aspetto paffuto e rassicurante non si nasconda un evasore fiscale in piena regola, arricchitosi con proventi non dichiarati al fisco?
A quanto pare solo io mi pongo queste domande, mentre tutto il resto del mondo lo accoglie in casa la sera della Vigilia con tanto di lettera d’invito e attesa trepidante a ridosso del camino.
Dopo le critiche feroci contro Babbo Natale, Prosdocimi descrive la splendida location vacanziera
Mamma non è da meno, anzi gli ha persino dedicato un pupazzo di neve! Eh già, perché al momento ci troviamo in una piccola baita in montagna: io e lei sole, avvolte da una coltre di neve bianca e fitta che ci isola dal resto del mondo. Che meraviglia: nessun via vai di uomini né schiamazzi ma tanta quiete e pennichelle da sballo sul divano.
…ma qualcosa non va…
Sarebbe tutto magico se non fosse per quel Babbo Natale di neve che campeggia all’esterno proprio sotto la finestra e che mamma ha acchittato con abito e cappello rossi, carota per naso, occhiali da neve e sacco sulle spalle. Posso sopportare la presenza di quel ciccioso fannullone davanti ai miei occhi, a ogni ora?
Per fortuna stamattina mamma mi dà l’occasione per rilassare il corpo e lo spirito: “Prosdy, ce ne andiamo sullo slittino tu ed io! Sei contenta?”. Veramente preferirei dormire – penso – ma la prospettiva di risparmiarmi quella tortura visiva qualche ora è troppo allettante.
Sfodero il sorriso beota di circostanza e infilo vestitino di lana e guinzaglio con tanta solerzia da insospettirla “Caspita – esclama incredula – non vedi l’ora di andare a giocare”!
No, mammina cara: non vedo l’ora di scappare da qui, e se è necessario mettimi pure stivali, sci e colbacco ma sbrighiamoci a uscire, maledizione!
Fine 1^ parte – per leggere la 2^ parte, clicca qui
Non vedo l’ora che arriva il 10 dicembre!
Anch’io, caro lettore… anch’io! Eh eh!!!