La strana storia di “ Tanti auguri a te ”

Di proprietà della Warner/Chappell, il simpatico motivetto potrebbe tornare di pubblico dominio grazie al ritrovamento di un antico spartito senza copyright

La strana storia di “Tanti auguri a te”
La strana storia di “ Tanti auguri a te ”

         Ti sei mai chiesto perché nelle feste di compleanno di certi film americani, gli amici del festeggiato cantano ‘Perché è un bravo ragazzo, nessuno lo può negar’? Eppure, anche negli Stati Uniti il canonico ‘Happy Birthday to You’ è di uso comune, dunque come mai? Per capirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo.

        Scritto nel 1893 da Mildred e Patty Hill, il titolo originale di ‘Tanti auguri a te’ era ‘Good Morning to all’, e divenne ‘Happy Birthday to you’ nei primi del Novecento. Il motivetto, utilizzato in molti film sin dagli anni 30, venne registrato nel 1935 dalla Clayton F. Summy Company (editore delle sorelle Hill), passando poi per varie mani fino ad arrivare nel 1988 in quelle giganti della Warner/Chappell come parte di un contratto di edizione di ben 25 milioni di dollari, e grazie all’uso in televisione e nei film (per quello privato ci si appella invece al ‘fair use’ che non richiede il pagamento Siae), avrebbe generato circa 2 milioni di dollari l’anno.

        La pacchia però potrebbe finire grazie al ritrovamento di un songbook del 1922 senza specifiche indicazioni di copyright che ha dato vita a una class action attivata nel 2013 dalla filmmaker Jennifer Nelson  e che potrebbe riportare il motivetto di pubblico dominio.

       Se l’azione promossa da Jennifer Nelson avrà la meglio, la Warner Music Group perderà i diritti detenuti sul simpatico motivetto e sarà costretta a rimborsare i milioni di dollari di licenza a chi ha indebitamente pagato i diritti d’uso (limitatamente ad arrangiamenti specifici)

        Che dire? ‘Tanti auguri’ al Giudice che dovrà sbrogliare la matassa 🙂

Fonte: wired.it

Pubblicato da Prosdocimi

L'autrice del blog é Prosdocimi, cagnolina cinica e mordace. Vive in Abruzzo insieme alla padrona, che tra un sollazzo e l'altro la ingozza di crocchette e cotiche. C'è anche il padrone, naturalmente. Ma lavora tanto e non c'è mai...

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